Tetto agli stipendi dei dipendenti di Montecitorio: intervista a PiazzaPulita
— 1 Ottobre 2014Il presunto tetto agli stipendi dei dipendenti di Camera e Senato è in realtà un’illusione ottica: i 240mila euro si riferiscono solo ad una delle tante voci che compongono la busta paga dei burocrati, alla quale si aggiungono l’indennità di funzione, l’incentivo di produttività e gli oneri previdenziali. Con questa pseudo-riforma, quindi, i funzionari del Parlamento arriveranno a percepire anche 400mila euro. I partiti abbiano l’onestà di ammettere che hanno salvato i privilegi delle caste e la smettano di prendere in giro i cittadini.
Il M5S propone da tempo di introdurre un limite netto e immediato alle retribuzioni del personale di Camera e Senato, scontrandosi con l’ostilità della maggioranza schierata compatta a difesa degli stipendi d’oro. La decisione appena assunta dagli Uffici di Presidenza lo dimostra in pieno: il tanto sbandierato tetto di 240mila euro non verrà applicato, per questo il M5S si è astenuto. Peraltro, a dispetto della supposta uniformità tra le amministrazioni dei due rami del Parlamento, gli Uffici di Presidenza di Camera e Senato hanno approvato testi completamente diversi: se l’incentivo di produttività è pari al 10%, nel primo caso verrà computato sulla base della voce principale di 240mila euro, mentre nel secondo caso crescerà progressivamente ogni anno perché sarà calcolato sulla somma della retribuzione base più l’incentivo erogato nell’anno precedente. Insomma, il tetto agli stipendi in Parlamento è un imbroglio mal riuscito: i parlamentari di Pd, Forza Italia e Sel che hanno approvato questa riforma truffaldina, a cominciare dalla Presidente Boldrini, fingono di cambiare tutto, mentre tutto resta esattamente come è.